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domenica 22 agosto 2021

Eppure, la foresta cresce (Pubblicato su PMI.it)

(tempo di lettura 3 min.) Si dice che fa più rumore un albero che cade, piuttosto che una foresta che cresce. Consentitemi di accodarmi alle tante celebrazioni per la vittoria calcistica dell’Italia ai campionati europei e per i successi olimpici, e a quel profumo di riscatto e di svolta che taluni attribuiscono a tali successi. Abbiamo vinto i campionati europei, il nostro Berrettini, giovanissimo, è arrivato in finale a Wimbledon, e, perché no, i Manneskin hanno primeggiato all’Euro festival. E poi una serie di importanti successi ai Giochi Olimpici di Tokio che ci hanno consentito di tornare a casa con il più cospicuo medagliere di tutti i tempi. Diamo sempre risalto all’albero che cade (e in effetti di alberi ne sono caduti diversi), per lasciarci andare all’autodenigrazione del nostro grande Paese, senza accorgerci della foresta che silenziosamente cresce, nel disinteresse generale. Siamo da sempre ai vertici mondiali per le “tre F”, Fashion, Furniture & Food, per la genialità e la creatività dei nostri imprenditori, e udite, udite, ai vertici anche nel trovare soluzioni per la sostenibilità ambientale, il tema del momento. Fanno certamente notizia i cassonetti stracolmi della nostra capitale, eppure, nel rispetto della media del pollo di Trilussa, l’Italia è ai vertici europei per il riciclaggio dei rifiuti con una percentuale del 77%, mentre la media europea è al 36% (la Germania al 43%, la Francia al 55%).

lunedì 16 agosto 2021

Non riconoscere i Talebani

 

La situazione sul terreno che registriamo in Afghanistan ci consegna un’autoproclamato emirato a guida talebana che vanifica venti anni di sforzi della Comunità internazionale.

Mentre dotte dissertazioni sulle ragioni della disfatta occidentale si tengono inutilmente sui media mainstream, che fino ad ora non hanno visto o non hanno voluto vedere quanto si preparava, si deve pensare immediatamente ad una nuova strategia diplomatica.

L’Italia deve tornare ad analizzare la situazione internazionale sulla base dei suoi interessi nazionali, questo implica che si abbandoni la strada del multilateralismo cieco attraverso il quale organismi internazionali influenzati da lobby d’ogni tipo possono condurre interi Paesi ad iniziare avventure senza senso.