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giovedì 31 dicembre 2020

Associazionismo e cittadinanza attiva

 

Un proverbio inglese recita: “Charity begins at home”. La saggezza popolare è quanto mai appropriata per congedare un 2020 che si chiude in zona rossa con un significativo numero di contagi e ci lascia un pesante fardello di esperienze che speriamo sia assolutamente irripetibile. Ma se qualcosa si può salvare, a mio avviso, è l’esperienza della solidarietà nazionale e la nascita di un associazionismo che guarda alla politica in maniera non ideologizzata ma finalizzata al conseguimento di obiettivi precisi ed alla salvaguardia di diritti inalienabili

Non dimenticheremo mai che lo stato di emergenza a corrente alternata ci ha impedito di pianificare le nostre azioni persino a cortissimo raggio. La pioggia di provvedimenti governativi, trasformatasi in cascata con l’aggiunta di quelli regionali e comunali, ci ha costretti a vivere in uno stato di incertezza intollerabile. Troppe le regole che, come le famigerate gride di manzoniana memoria, si accumulano e non sono fatte rispettare. Sono “consigli” e “raccomandazioni”, secondo lo strano assunto che la tutela della salute comune possa veramente essere delegata alla libera iniziativa di ciascun cittadino e non alla responsabilità dello Stato che rappresenta tutti e che deve tutelare tutti nella stessa misura.

domenica 13 dicembre 2020

Potremmo chiamarlo ancora Mare Nostrum?

 Articolo del Gen. B. (Aus.) Maurizio Carlo Iacono


Il Mar Mediterraneo, sin dall’antichità palcoscenico geografico - politico naturale, nel quale e intorno al quale, si sono svolti innumerevoli eventi fondamentali per la storia dell’umanità, mantiene ancora oggi inalterata la sua valenza geopolitica, proponendosi come una delle aree di maggior interesse nel sistema complesso delle relazioni internazionali.

Dallo sviluppo delle maggiori civiltà del mondo antico, alla rivalità tra i Paesi, che su quel mare si sono affacciati, per la conquista delle rotte commerciali; dallo scontro tra due mondi antitetici, quello cristiano e quello musulmano, finalizzato alla vana ricerca di una supremazia culturale, politica ed economica, sino al divenire, poi, la via naturale per collegare l’Europa allo sconfinato continente indiano, il Mar Mediterraneo ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale.

Dopo 50 anni possiamo affermare che il DIVORZIO fu un clamoroso errore storico

 

Il 1 dicembre 1970 nel nostro Paese fu approvata dalla Camera dei Deputati la cosiddetta legge “Fortuna-Baslini” (898/1970), quella che concesse la possibilità di “sciogliere il matrimonio”. Questa errata normativa fu l’amaro frutto di un contesto societario in rapida trasformazione, supportato dal cosiddetto boom economico, dal diffondersi di movimenti, non solo giovanili, che contestavano gli apparati di potere dominanti e le loro ideologie, da un femminismo che inneggiava all’antagonismo e alla competitività della donna nei confronti dell’uomo, da una rivoluzione dei valori e dei costumi che modificò anche la mentalità delle persone. Fu il primo passo dell’Italia cattolica verso una secolarizzazione libertaria e individualista e l’inizio di una rivoluzione antropologica ancora in corso e chiaramente profetata il 26 aprile 1974 a Caltanissetta da Amintore Fanfani: “Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!”.  

lunedì 7 dicembre 2020

Dare, non proibire

 Per una nuova politica

 

Lo psicodramma inutile, dal punto di vista della gestione, nel quale ci troviamo da marzo induce a riflessioni che riguardano la cultura di fondo che anima la nostra “res publica” che, da secoli ormai, ha abbandonato la logica per darsi alla dialettica ed allo spirito della più bieca partigianeria.

Non sono certo il primo a citare Dante, ma il suo canto rimane inascoltato da circa settecento anni:” Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”.

In realtà sarebbe ingiusto dire che non abbiamo chi comanda, il guaio è che la cultura di fondo di chi conduce il Paese è una cultura che si basa sul proibire e non sul fornire servizi.