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domenica 13 dicembre 2020

Potremmo chiamarlo ancora Mare Nostrum?

 Articolo del Gen. B. (Aus.) Maurizio Carlo Iacono


Il Mar Mediterraneo, sin dall’antichità palcoscenico geografico - politico naturale, nel quale e intorno al quale, si sono svolti innumerevoli eventi fondamentali per la storia dell’umanità, mantiene ancora oggi inalterata la sua valenza geopolitica, proponendosi come una delle aree di maggior interesse nel sistema complesso delle relazioni internazionali.

Dallo sviluppo delle maggiori civiltà del mondo antico, alla rivalità tra i Paesi, che su quel mare si sono affacciati, per la conquista delle rotte commerciali; dallo scontro tra due mondi antitetici, quello cristiano e quello musulmano, finalizzato alla vana ricerca di una supremazia culturale, politica ed economica, sino al divenire, poi, la via naturale per collegare l’Europa allo sconfinato continente indiano, il Mar Mediterraneo ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale.

Negli anni dell’immediato dopoguerra, la ridefinizione della carta geopolitica mondiale, unitamente alla implementazione delle rotte economiche oceaniche, sembrava aver messo in ombra l’importanza del Mediterraneo, relegando questo bacino a un ruolo secondario nel contesto degli interessi globali.

Tuttavia, gli sviluppi geopolitici dell’ultimo decennio hanno ribaltato tale precipitosa e poco lungimirante valutazione sull’importanza del bacino mediterraneo, generando un rinnovato interesse per le dinamiche che vedono il Mar Mediterraneo di nuovo protagonista di prima grandezza. nell’ambito del complessivo scacchiere delle relazioni internazionali.

Fatta questa premessa vediamo ora come l’area del Mediterraneo si presenta da un punto di vista geopolitico.

La molteplicità delle differenti prospettive sotto le quali l’area si presta ad essere analizzata rende immediatamente chiara la difficoltà dell’analisi, data l’enorme complessità delle relazioni che prendono vita e si intrecciano nel bacino, creando un insieme di scenari interconnessi e collegati tra loro, le cui conseguenze dirette si ramificano in tre differenti continenti.

Una prima prospettiva, appunto, è quella che identifica il Mediterraneo quale crocevia di tre continenti, Asia, Africa, Europa, le cui dinamiche che in esso si sviluppano vengono propagate ben al di là dei soli Paesi che si affacciano direttamente sul mare.

La seconda è quella del ponte che esso rappresenta tra l’Europa e l’Africa; un ponte che da millenni unisce in maniera indissolubile i due continenti e che ha permesso una molteplicità di scambi in continua espansione da una sponda all’altra.

Una terza prospettiva è quella che vede il Mediterraneo, sulle cui sponde hanno avuto origine le tre grandi religioni monoteistiche, come il luogo naturale del confronto tra le stesse e che nel corso dei secoli ha rappresentato la linea di demarcazione, il limen, tra un occidente cristiano e un oriente musulmano.

E sempre il Mediterraneo è la regione geopolitica a cui si indirizza da secoli l’attenzione della Russia per un accesso ad un “mare caldo” e, dall’inizio di questo millennio, anche della Cina nell’ambito dell’imponente progetto che il gigante asiatico sta conducendo con il duplice scopo sia di raggiungere i mercati dell’Europa continentale, sia l’accesso a quell’immenso serbatoio di materie prime costituito dall’Africa.

Infine, non si può non considerare un’altra prospettiva, quella più ci interessa direttamente e cioè la peculiare posizione geografica che caratterizza il nostro Paese in tale contesto: la nostra penisola si estende proprio nel mezzo del Mare, suddividendo in due parti, l’intero bacino. Una tale condizione geografica assolutamente critica, se fosse stata opportunamente sfruttata, avrebbe potuto proiettare il nostro Paese nell’ultimo ventennio in una posizione di supremazia geopolitica nell’intero bacino. Ma questo non si è realizzato!

Una trattazione, ancorché superficiale, di tutte le differenti prospettive di analisi geopolitica del bacino mediterraneo, precedentemente individuate, eccederebbe da un contesto specifico data la complessità e le interazioni implicite, di conseguenza si è ritenuto di maggior interesse restringere il campo d’analisi concentrando l’attenzione sull’ultima delle immagini di prospettiva geopolitica che il Mar Mediterraneo ci offre, focalizzando la nostra attenzione sugli aspetti che più da vicino coinvolgono il nostro Paese e sulle dinamiche nelle quali l’Italia potrebbe legittimamente aspirare a svolgere un ruolo da protagonista.

Il rapporto con i principali Paesi del Maghreb, la crisi della Libia, le dispute sulle Zone Economiche Esclusive, la possibilità di gestire il fenomeno delle ondate immigratorie, la ricerca e la gestione di fonti energetiche, la gestione coordinata del terrorismo, una nuova visione meno euro-nordica delle principali organizzazioni multinazionali di cui siamo membri.

Tutti questi sono temi di analisi interconnessi la cui trattazione è fondamentale per delineare e comprendere meglio gli elementi specifici che concorrono a definire un quadro di riferimento complesso e articolato che, in virtù della sua posizione geografica, condiziona il nostro Paese nelle sue scelte e nei suoi indirizzi di politica nazionali (o almeno dovrebbe!!!!!!!!!)

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