La situazione sul terreno che
registriamo in Afghanistan ci consegna un’autoproclamato emirato a guida
talebana che vanifica venti anni di sforzi della Comunità internazionale.
Mentre dotte dissertazioni sulle
ragioni della disfatta occidentale si tengono inutilmente sui media mainstream,
che fino ad ora non hanno visto o non hanno voluto vedere quanto si preparava,
si deve pensare immediatamente ad una nuova strategia diplomatica.
L’Italia deve tornare ad analizzare la situazione internazionale sulla base dei suoi interessi nazionali, questo implica che si abbandoni la strada del multilateralismo cieco attraverso il quale organismi internazionali influenzati da lobby d’ogni tipo possono condurre interi Paesi ad iniziare avventure senza senso.
L’operazione in Afghanistan si
segnalava per varie anomalie, tra le quali le più importanti sono, di seguito:
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Il fatto che è sempre stata un’operazione con
una doppia componente (USA e NATO), per cui il Comandante in loco ha avuto un
“doppio cappello”, ciò che ha portato alcune componenti sul terreno ad operare
direttamente a favore della politica statunitense, mentre la componente NATO
seguiva le indicazioni dell’Alleanza;
-
Il fatto che la Comunità internazionale non ha
saputo intraprendere alcuna azione diplomatica che portasse alla definizione di
un nuovo assetto dell’area.
Il collasso delle istituzioni filoccidentali dimostra che
gli afghani non hanno appreso la nostra cultura e non l’hanno applicata non
solo perché è troppo distante dalla loro mentalità tribale, ma anche perché è
evidente che neanche i “mentors” occidentali sono riusciti a trasmettere
qualcosa che, presupponendo patriottismo e servizio alla collettività, non fa
più parte della cultura occidentale, prigioniera del pensiero unico.
La situazione che si è determinata non deve essere
riconosciuta come Stato e/o Governo, si tratta di una situazione per la
quale l’autoproclamazione dell’emirato è avvenuta in maniera illegittima e
reversibile. Apprendiamo che altre componenti etniche di quel territorio non
riconoscono lo Status Quo che i talebani vorrebbero imporre, la Valle del
Panshir non sembra essere al momento sotto il controllo dei Talebani.
Riconoscere una situazione di fatto, peraltro incerta,
sarebbe offensiva per i cittadini di uno Stato che ha sofferto oltre cinquanta
morti e centinaia di feriti.
È importante che la politica italiana si unisca in
Parlamento per vincolare con apposita mozione il Governo nazionale a non
riconoscere sotto nessuna forma la situazione in loco, così come si è
determinata a seguito di un’operazione di milizie armate che non rispettano
alcuna legge di guerra e che uccidono impunemente persone inermi.
I crimini che i talebani hanno commesso e commettono ogni
giorno soprattutto verso le donne non possono e non debbono trovare copertura
politica.
Il Parlamento ritrovi la dignità e l’aderenza ai principi
costituzionali con i quali si può affrontare ogni sfida.
Il Presidente
Gen. B. (Aus.) Francesco Cosimato
Sono pienamente daccordo con lei Generale Cosimato, purtroppo in una nazione dove in parlamento si decide sulla legge Zan ed altre ...........cosa vogliamo sperare ? Hanno distrutto la nostra nazione , e non solo , ma ovviamente questo è accaduto nel corso degli ultimi 30-40 anni poco a poco .
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