L'autonomia scolastica ha costituito certamente un grosso passo in avanti per lo snellimento amministrativo e per la gestione più oculata di fondi e strutture, ma dopo anni di esperienza occorre una riflessione su cosa è diventata la scuola italiano con l'autonomia, specialmente se mal gestita.
Ci sono due punti su cui è opportuno soffermarsi. Gli Uffici Scolastici oramai inviano alle scuole soltanto direttive generiche che poi ogni singolo dirigente deve declinare secondo le esigenze e le modalità organizzative di ogni singolo istituto. D'altro canto il Dirigente è diventato un supermanager con poteri veramente amplissimi e, a mio modesto avviso, non opportuni per una gestione veramente democratica e condivisa della Scuola.
Il fatto che a Scuola arrivino indicazioni generiche su cosa fare ha determinato casi di anarchia sul territorio per cui due istituzioni scolastiche analoghe, seguendo le medesime direttive, si comportano in maniera differente. Così anche rispetto alla normativa Covid, per la quale il Ministero ha inviato un Vademecum, si riscontrano casi di scuole in cui, in barba a qualsiasi misura di sicurezza, è possibile agli allievi lasciare libri a scuola col pericolo serio che quei libri vengano maneggiati da tante persone diverse ed essere veicolo di contagio. Ma anche su questioni apparentemente banali come la gestione delle macchinette per erogare snack e bevande, ogni scuola fa quel che vuole. Eppure il contatto con la pulsantiera, se non preceduto da sterilizzazione delle mani, può rivelarsi pericolosa.
Si lascia inoltre al Dirigente Scolastico ed Collegio Docenti la possibilità di stabilire se le attività collegiali ed i corsi extracurricolari si facciano in presenza o a distanza. In tal modo però si moltiplicano le occasioni di assembramento e di contatto e, conseguentemente, aumentano le possibilità di diffusione del virus proprio in uno dei luoghi che dovrebbe essere più protetto: la scuola. Inoltre ci sono scuole che chiudono il sabato, dando alle famiglie più tempo da trascorrere con i propri figli, e all'ambiente un contributo importante in termini di risparmio energetico e di riduzione dell'inquinamento. Altre scuole invece continuano a lavorare su 6 giorni, con alcuni benefici sulla didattica, ma molte perplessità sull'accumulo di fatica per gli allievi in un anno scolastico densissimo e molto impegnativo per tutti.
Sarebbe proprio il caso che lo Stato desse direttive valide per tutti per evitare confusione e discussioni interminabili e, spesso, produttive solo di malumori.
Quanto ai Dirigenti Scolastici, il fatto che vengano retribuiti sulla base del numero di studenti, crea il corto circuito per cui la Scuola da ente di formazione che ragiona ed opera per il bene del singolo allievo, eventualmente fermando gli allievi che, per le ragioni ni più disparate, hanno bisogno di tempi più distesi per maturare ed apprendere, arriva a spingere gli allievi nelle classi successive ad oltranza, spesso con fragilità e lacune che non sarà il Dirigente o i docenti a pagare, ma l'allievo stesso.
Vero è che esistono organi di controllo sulle attività, ma il DS non è espressione del Collegio Docenti, bensì un vincitore di concorso che spesso non sa nulla della realtà nella quale andrà ad operare concretamente. Inoltre il DS è il controllore di tutti, ma chi realmente controlla il controllore?
Naturalmente la Scuola Italiana è fortunata, perché tante sono le figure di Dirigenti esperte e coscienziose, ma si possono affidare le istituzioni scolastiche alla fortuna?
Forse sarebbe il caso che a controllare l'operato della dirigenza e dare maggiori poteri al collegio docenti che, come il Senato americano, dovrebbe avere potere di rimuoverlo. Insomma occorrerebbe introdurre meccanismi veramente democratici di gestione e controllo della scuola da una parte, e dall'altra ridare peso alla presenza dello Stato in materia di gestone delle Istituzioni scolastiche.
Questa sarebbe, a mio modesto avviso, una via percorribile per migliorare il sistema - Scuola
Nessun commento:
Posta un commento