L'entusiasmo di questi giorni per la nomina Di Mario Draghi sembra non tenere conto delle normali necessità che appartengono ad una struttura organizzativa così complessa come quella dello Stato.
Abbiamo capito
i mantra della manipolazione mainstream, ma la ripetizione ossessiva delle
ragioni che sostengono il ruolo salvifico di Draghi si scontra con semplici considerazioni
di buon senso e con la sacralità delle regole della democrazia.
Se si analizza la pubblica amministrazione sia da un punto di vista quantitativo sia da un punto di vista qualitativo ci si deve rendere conto che parliamo di una notevole numerosità di persone e di una complessa struttura organizzativa nella quale capita spesso che vi siano più organismi che svolgono la stessa funzione.
Nessuna
struttura può essere ritenuta efficiente sulla base del fatto che ha un
decisore bravo, bravissimo, magari eccezionale, se sotto non c’è nulla.
Come la
resistenza di una catena è data dalla resistenza del suo anello più debole, così
la pubblica amministrazione è efficiente in relazione all'efficienza del
complesso di ciascuno dei suoi livelli, di ciascuno dei suoi elementi operativi,
di supporto, di pianificazione.
Ogni volta che
in Italia arriva un nuovo presidente del Consiglio dei ministri assistiamo al
triste spettacolo delle lodi sperticate da parte dei media mainstream, questo
consenso viene poi eroso nel tempo dalla considerazione dei risultati ottenuti.
Quando il governo va via gli insulti e le contumelie si sprecano.
Nel breve
volgere di pochi giorni abbiamo visto che il premier precedente, popolare ed
osannato, che godeva della fiducia della pubblica opinione è diventato rapidamente
impopolare, giudicato inadatto e si avvia ad essere riassorbito dalle pieghe
della storia.
Nel frattempo,
tutti i direttori generali dei ministeri sono rimasti al loro posto, i
responsabili territoriali delle varie amministrazioni sono beati alle loro
scrivanie, quando non a casa in smart working. Schiere di galoppini elettorali
si trastullano beati nelle municipalizzate di tutta Italia.
Al vertice di
questa piramide ci si può mettere chi vuole, mancheranno sempre tutti i livelli
che separano il vertice dalla base.
Bisognerebbe
che si capisse che ogni livello della pubblica amministrazione ha bisogno di
persone di valore, non è calando qualcuno dall’alto che si può ricostruire la
piramide.
Ottima analisi. La storia soprattutto insegna. Anni orsono un ministro delle poste, si racconta, all'inizio del l incarico si sedette all entrata del ministero dove su una scrivania del portinaio, assente, c'era vil giornale l'unità aperto. Il portinaio non fu presente x tutta la mattina. Tentò di cambiare il sistema ma qualche mese dopo scelse di dimettersi (Tatarella) le rivoluzioni si fanno alle base.
RispondiEliminaCi sono personalità che possono cambiare e sanare le situazioni. Per esempio De Gaulle, la Thatcher, la Merkel hanno influito moltissimo nei loro rispettivi paesi e guidato situazioni complesse ed anche degradate. Queste non sono rivoluzioni fatte dalla base ma da politici credibili e determinati. Il popolo nel suo complesso è acefalo, distratto, sempre concentrato nei suoi problemi e affanni quotidiani ma credo che abbia una gran voglia di poter contare in una guida credibile fino al punto di illudersi spesso di averla trovata. E poiché è molto raro avere questo risultato è molto facile che cada nell'indifferenza e peggio ancora nel qualunquismo. Ma non cesserà mai la sua voglia che qualche cosa cambi e che ci sia qualcuno, illuminato e appassionato, che con provvedimenti azzeccati e con il tempo e la voglia necessari per applicarli, possa farlo vivere in periodi più soddisfacenti. D'altra parte c'è molto da cambiare in questo avvilito Paese e tutto non si può fare in poco tempo, ma credo che, in considerazione del momento disastroso a cui ci si trova , qualche colpo assestato bene per il cambiamento ci sarà.
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