Un
proverbio inglese recita: “Charity begins at home”. La saggezza popolare è
quanto mai appropriata per congedare un 2020 che si chiude in zona rossa con un
significativo numero di contagi e ci lascia un pesante fardello di esperienze che
speriamo sia assolutamente irripetibile. Ma se qualcosa si può salvare, a mio
avviso, è l’esperienza della solidarietà nazionale e la nascita di un
associazionismo che guarda alla politica in maniera non ideologizzata ma
finalizzata al conseguimento di obiettivi precisi ed alla salvaguardia di
diritti inalienabili
Non dimenticheremo mai che lo stato di emergenza a corrente alternata ci ha impedito di pianificare le nostre azioni persino a cortissimo raggio. La pioggia di provvedimenti governativi, trasformatasi in cascata con l’aggiunta di quelli regionali e comunali, ci ha costretti a vivere in uno stato di incertezza intollerabile. Troppe le regole che, come le famigerate gride di manzoniana memoria, si accumulano e non sono fatte rispettare. Sono “consigli” e “raccomandazioni”, secondo lo strano assunto che la tutela della salute comune possa veramente essere delegata alla libera iniziativa di ciascun cittadino e non alla responsabilità dello Stato che rappresenta tutti e che deve tutelare tutti nella stessa misura.