In occasione dell’8 marzo “Giornata Internazionale della Donna” vorrei
rispondere a questa mail: “Varie società nella storia hanno reso difficoltosa la
vita della donna, emarginandola e non riconoscendole la dignità. Anche la
Chiesa fu diffidente con il sesso femminile, giungendo nel 585, nel Concilio di
Macon, a discutere se possedesse l’anima. Pure oggi la donna sia nella società
che nella Chiesa non vive una condizione di parità con l’uomo. Quale percorso
culturale va attuato perché tra i due sessi via sia un’autentica e reale
uguaglianza? Luciana”.
Quanto descritto nell’interrogativo è avvenuto; la donna ha subito
emarginazioni, segregazioni e esclusioni in tutte le civiltà e anche nella Chiesa.
E nel contesto globale, pure nel XX secolo, trecento milioni di donne e di
bambine sono demograficamente scomparse in Cina, in India e nel Nord Africa,
e una moltitudine subisce ancora all’inizio del XXI secolo violenze: dallo stupro
alle mutilazioni genitali, dalla tratta alla schiavitù, dalla prostituzione allo
schiavismo dell’utero in affitto. Inoltre, il femminicidio, è assai presente pure
nella nostra nazione.
Il pensiero dominante nei secoli e nei vari contesti societari a favore dell’uomo,
non giustificano gli atteggiamenti sfavorevoli che nella Chiesa e nelle società,
si sono assunti nei riguardi della donna. Un inciso sull’interrogativo: a Macon,
nel 585, non si tenne un Concilio ma un Sinodo, e dagli atti non risulta accenno
alla questione dell’anima femminile.
Donna e cristianesimo
Il Signore Gesù, in una società che emarginava le donne, mostrò per quelle
del suo seguito ammirazione, stima e apprezzamento. Rilevante è il fatto che
a loro concesse di costatare per prime la sua risurrezione, affidandogli il
privilegio dell’annuncio: “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in
Galilea”(Lc. 16,7). Le donne ebbero un ruolo rilevante anche nella diffusione
del cristianesimo. Inoltre, negli Atti degli Apostoli, troviamo Lidia,
commerciante di porpora a Tiàtirache, che si fece battezzare con la sua
famiglia, ospitò l’apostolo Paolo e trasformò la sua casa in un centro di
evangelizzazione (cfr. At. 16,14;40). San Paolo, nelle lettere alle Chiese
dell’Asia Minore, ricorda alcune “donne missionarie”: Maria, Trifena, Trifosa,
Pèrside (cfr. Rm. 16,6;12), Appia, capo della Chiesa domestica di Colossi (cfr.
Fm. capp. 1 e 2), Evòdiae Sintichea Filippi (cfr. Fil. 4,1-3). Ma soprattutto,
l’Apostolo delle genti, proclamò il “principio di uguaglianza” tra uomini e donne,
dichiarando che con il battesimo: “non conta più l’essere uomo o donna; poiché
tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal. 3,28). Inoltre, donne straordinarie, nella
Storia della Chiesa, condizionarono anche le scelte dei papi. Santa Caterina
da Siena (1347-1380), proclamata da san Paolo VI “dottore della Chiesa”, con
la sua insistenza convinse papa Gregorio XI ad abbandonare Avignone per
ritornare a Roma. Santa Brigida di Svezia (1303-1373), madre di otto figli, da
vedova fondò l' “Ordine Brigidino di San Salvatore”, e non ebbe timore a
svelare a principi e a pontefici, i disegni divini sugli avvenimenti storici, frutto
di visioni mistiche. Invocò, inoltre, la “riforma morale” del popolo cristiano. Non
avendo la possibilità di ricordarne altre, concludendo, la nostra memoria va a
Edith Stein, suor Teresa Benedetta della Croce (1891-1942), religiosa e
filosofa tedesca dell' “Ordine delle Carmelitane Scalze”. Si convertì al
cattolicesimo dall'ebraismo, fu arrestata dai nazisti e rinchiusa nel campo di
concentramento di Auschwitz dove venne uccisa. San Giovanni Paolo II, la
proclamò nel 1998, santa e compatrona d’Europa.
Identità della donna e cristianesimo
Papa Wojtyla esaltò il genio femminile con l’indimenticabile Lettera “Mulieris
dignitatem” (1988). Mentre invito alla lettura, riporto alcuni passaggi
fondamentali.
“Nella lunga storia dell’umanità, le donne hanno dato un contributo non
inferiore a quello degli uomini. Rispetto a questa grande, immensa tradizione
femminile, l’umanità ha un debito incalcolabile” (3).
“Il progresso è normalmente valutato secondo categorie scientifiche e
tecniche. Tuttavia non è questa l’unica dimensione del progresso e neppure la
principale. Più importante è la dimensione socio-etica, che investe le relazioni
umane e i valori dello spirito: in tale dimensione è proprio dal ‘genio della
donna’ che la società è in larga misura debitrice” (12)
“Si può costatare l’immensa disponibilità delle donne a spendersi nei rapporti
umani, specialmente a vantaggio dei più poveri e dei più deboli. Si metta
dunque in luce la piena verità sulla donna, non tenendo soltanto conto delle
donne grandi e famose, ma anche di quelle semplici che esprimono il loro
talento femminile a servizio degli altri nella normalità del quotidiano. La donna,
forse ancor più dell’uomo, ‘vede l’uomo’ perché lo vede con il cuore” (12).
Per queste ragioni “la Chiesa rende grazia per tutte le donne e per ciascuna:
per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità
(753.400 nel mondo); per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che
attendono l’amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano
sull’essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità
umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate
da una grande responsabilità sociale; per le donne ‘perfette’ e per le donne
‘deboli’, per tutte: così come sono uscite dal cuore di Dio in tutta la bellezza e
ricchezza della loro femminilità” (5).
Questa Lettera di san Giovanni Paolo II, vari documenti del Magistero e anche
alcune scelte di Papa Francesco attestano la totale ammirazione e stima che
la Chiesa dei nostri giorni nutre per le donne.
Quale propone e ringrazia la Chiesa?
Non certamente quella idealizzata dal femminismo radicale degli anni 70’ che
inneggiava ad un atteggiamento antagonista e competitivo, al carattere
mutevole del corpo e alla negazione della sessualità come intrinsecamente
procreativa. E neppure quella proposta dei mass media che valorizzano
primariamente l’aspetto fisico, oscurano l’autentica e totale femminilità.
Ricordava san Giovanni Paolo II: “La donna è il complemento dell’uomo come
l’uomo è il complemento della donna: donna e uomo sono tra loro
complementari. La ‘femminilità’ realizza quanto la ‘mascolinità’, sia pure con
modulazione diversa. E’ soltanto grazie alla dualità del ‘maschile’ e del
‘femminile’ che l’umano si realizza appieno. Sia l’uomo che la donna hanno, fin
dall’inizio, uguale responsabilità. A questa ‘unità dei due’ è affidata da Dio non
solo l’opera della procreazione, ma la costruzione stessa della storia” ( 9).
Ebbene, uomo e donna, detengono eguale dignità e caratteristiche comuni, ma
anche si contraddistinguono per varie diversità, che apprezzate e valorizzate
arricchiscono entrambi. Riconoscere, accogliere e amare la propria identità
femminile, cioè la ricchezza della femminilità la donna ricevette nel giorno della
creazione, è imprescindibile per l’equilibrio della donna stessa e della famiglia.
Donna e uguaglianza di opportunità
La donna ha il totale diritto di essere coinvolta nella vita ecclesiale, sociale,
economica e politica, non tralasciando però il suo ruolo di moglie e di madre.
E’ doveroso quindi operare, affinché l’organizzazione societaria e dei servizi,
consenta la sua presenza e la sua partecipazione nei vari settori, non tanto
imponendo ad esempio le cosiddette “quote rosa”, ma fondando il suo esserci
sul merito, sulle doti e sulla preparazione. Ciò, ovviamente, deve valere anche
per l’uomo. Se il criterio prediletto fosse la meritocrazia alle donne si
aprirebbero molteplici porte e la loro presenza sarebbe massiccia.
Concludendo
Da ultimo non possiamo scordare che la robustezza caratteriale della donna
gli facilita la capacità di sopportare i dolori e le difficoltà, di affrontare le prove
con coraggio e di servire anche nelle situazioni più pesanti.
La donna, inoltre, è aperta alle ragioni del cuore, aspetto rilevante ed
essenziale per la società affinché non ripiombi in un’era glaciale.
Infine, la donna, è maggiormente religiosa dell’uomo; per questo voglio rendere
onore alla loro fedeltà, pensando alle tante mamme e nonne che spesso sono
le uniche a conservare accesa la lampada della fede nelle famiglie, quando i
figli, cresciuti, prendono le distanze dalla Chiesa.
Desidero inoltre in questa Giornata Internazionale della Donna, estendere
l’omaggio alle donne, testimoni della speranza, che si sono consacrate al
Signore Gesù divenendo il segno concreto della Risurrezione e della vita
eterna.
Oggi, a tutte le donne va il nostro omaggio e il nostro ringraziamento che non
può limitarsi a un solo giorno ma deve trasformarsi in consuetudine.
Don. Gian Maria Comolli
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