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domenica 7 marzo 2021

8 MARZO. Un’ immagine “autentica” e “umanizzata” della donna

 In occasione dell’8 marzo “Giornata Internazionale della Donna” vorrei rispondere a questa mail: “Varie società nella storia hanno reso difficoltosa la vita della donna, emarginandola e non riconoscendole la dignità. Anche la Chiesa fu diffidente con il sesso femminile, giungendo nel 585, nel Concilio di Macon, a discutere se possedesse l’anima. Pure oggi la donna sia nella società che nella Chiesa non vive una condizione di parità con l’uomo. Quale percorso culturale va attuato perché tra i due sessi via sia un’autentica e reale uguaglianza? Luciana”. Quanto descritto nell’interrogativo è avvenuto; la donna ha subito emarginazioni, segregazioni e esclusioni in tutte le civiltà e anche nella Chiesa. E nel contesto globale, pure nel XX secolo, trecento milioni di donne e di bambine sono demograficamente scomparse in Cina, in India e nel Nord Africa, e una moltitudine subisce ancora all’inizio del XXI secolo violenze: dallo stupro alle mutilazioni genitali, dalla tratta alla schiavitù, dalla prostituzione allo schiavismo dell’utero in affitto. Inoltre, il femminicidio, è assai presente pure nella nostra nazione.
Il pensiero dominante nei secoli e nei vari contesti societari a favore dell’uomo, non giustificano gli atteggiamenti sfavorevoli che nella Chiesa e nelle società, si sono assunti nei riguardi della donna. Un inciso sull’interrogativo: a Macon, nel 585, non si tenne un Concilio ma un Sinodo, e dagli atti non risulta accenno alla questione dell’anima femminile. Donna e cristianesimo Il Signore Gesù, in una società che emarginava le donne, mostrò per quelle del suo seguito ammirazione, stima e apprezzamento. Rilevante è il fatto che a loro concesse di costatare per prime la sua risurrezione, affidandogli il privilegio dell’annuncio: “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea”(Lc. 16,7). Le donne ebbero un ruolo rilevante anche nella diffusione del cristianesimo. Inoltre, negli Atti degli Apostoli, troviamo Lidia, commerciante di porpora a Tiàtirache, che si fece battezzare con la sua famiglia, ospitò l’apostolo Paolo e trasformò la sua casa in un centro di evangelizzazione (cfr. At. 16,14;40). San Paolo, nelle lettere alle Chiese dell’Asia Minore, ricorda alcune “donne missionarie”: Maria, Trifena, Trifosa, Pèrside (cfr. Rm. 16,6;12), Appia, capo della Chiesa domestica di Colossi (cfr. Fm. capp. 1 e 2), Evòdiae Sintichea Filippi (cfr. Fil. 4,1-3). Ma soprattutto, l’Apostolo delle genti, proclamò il “principio di uguaglianza” tra uomini e donne, dichiarando che con il battesimo: “non conta più l’essere uomo o donna; poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal. 3,28). Inoltre, donne straordinarie, nella Storia della Chiesa, condizionarono anche le scelte dei papi. Santa Caterina da Siena (1347-1380), proclamata da san Paolo VI “dottore della Chiesa”, con la sua insistenza convinse papa Gregorio XI ad abbandonare Avignone per ritornare a Roma. Santa Brigida di Svezia (1303-1373), madre di otto figli, da vedova fondò l' “Ordine Brigidino di San Salvatore”, e non ebbe timore a svelare a principi e a pontefici, i disegni divini sugli avvenimenti storici, frutto di visioni mistiche. Invocò, inoltre, la “riforma morale” del popolo cristiano. Non avendo la possibilità di ricordarne altre, concludendo, la nostra memoria va a Edith Stein, suor Teresa Benedetta della Croce (1891-1942), religiosa e filosofa tedesca dell' “Ordine delle Carmelitane Scalze”. Si convertì al cattolicesimo dall'ebraismo, fu arrestata dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz dove venne uccisa. San Giovanni Paolo II, la proclamò nel 1998, santa e compatrona d’Europa. Identità della donna e cristianesimo Papa Wojtyla esaltò il genio femminile con l’indimenticabile Lettera “Mulieris dignitatem” (1988). Mentre invito alla lettura, riporto alcuni passaggi fondamentali. “Nella lunga storia dell’umanità, le donne hanno dato un contributo non inferiore a quello degli uomini. Rispetto a questa grande, immensa tradizione femminile, l’umanità ha un debito incalcolabile” (3). “Il progresso è normalmente valutato secondo categorie scientifiche e tecniche. Tuttavia non è questa l’unica dimensione del progresso e neppure la principale. Più importante è la dimensione socio-etica, che investe le relazioni umane e i valori dello spirito: in tale dimensione è proprio dal ‘genio della donna’ che la società è in larga misura debitrice” (12) “Si può costatare l’immensa disponibilità delle donne a spendersi nei rapporti umani, specialmente a vantaggio dei più poveri e dei più deboli. Si metta dunque in luce la piena verità sulla donna, non tenendo soltanto conto delle donne grandi e famose, ma anche di quelle semplici che esprimono il loro talento femminile a servizio degli altri nella normalità del quotidiano. La donna, forse ancor più dell’uomo, ‘vede l’uomo’ perché lo vede con il cuore” (12). Per queste ragioni “la Chiesa rende grazia per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità (753.400 nel mondo); per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l’amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano sull’essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne ‘perfette’ e per le donne ‘deboli’, per tutte: così come sono uscite dal cuore di Dio in tutta la bellezza e ricchezza della loro femminilità” (5). Questa Lettera di san Giovanni Paolo II, vari documenti del Magistero e anche alcune scelte di Papa Francesco attestano la totale ammirazione e stima che la Chiesa dei nostri giorni nutre per le donne. Quale propone e ringrazia la Chiesa? Non certamente quella idealizzata dal femminismo radicale degli anni 70’ che inneggiava ad un atteggiamento antagonista e competitivo, al carattere mutevole del corpo e alla negazione della sessualità come intrinsecamente procreativa. E neppure quella proposta dei mass media che valorizzano primariamente l’aspetto fisico, oscurano l’autentica e totale femminilità. Ricordava san Giovanni Paolo II: “La donna è il complemento dell’uomo come l’uomo è il complemento della donna: donna e uomo sono tra loro complementari. La ‘femminilità’ realizza quanto la ‘mascolinità’, sia pure con modulazione diversa. E’ soltanto grazie alla dualità del ‘maschile’ e del ‘femminile’ che l’umano si realizza appieno. Sia l’uomo che la donna hanno, fin dall’inizio, uguale responsabilità. A questa ‘unità dei due’ è affidata da Dio non solo l’opera della procreazione, ma la costruzione stessa della storia” ( 9). Ebbene, uomo e donna, detengono eguale dignità e caratteristiche comuni, ma anche si contraddistinguono per varie diversità, che apprezzate e valorizzate arricchiscono entrambi. Riconoscere, accogliere e amare la propria identità femminile, cioè la ricchezza della femminilità la donna ricevette nel giorno della creazione, è imprescindibile per l’equilibrio della donna stessa e della famiglia. Donna e uguaglianza di opportunità La donna ha il totale diritto di essere coinvolta nella vita ecclesiale, sociale, economica e politica, non tralasciando però il suo ruolo di moglie e di madre. E’ doveroso quindi operare, affinché l’organizzazione societaria e dei servizi, consenta la sua presenza e la sua partecipazione nei vari settori, non tanto imponendo ad esempio le cosiddette “quote rosa”, ma fondando il suo esserci sul merito, sulle doti e sulla preparazione. Ciò, ovviamente, deve valere anche per l’uomo. Se il criterio prediletto fosse la meritocrazia alle donne si aprirebbero molteplici porte e la loro presenza sarebbe massiccia. Concludendo Da ultimo non possiamo scordare che la robustezza caratteriale della donna gli facilita la capacità di sopportare i dolori e le difficoltà, di affrontare le prove con coraggio e di servire anche nelle situazioni più pesanti. La donna, inoltre, è aperta alle ragioni del cuore, aspetto rilevante ed essenziale per la società affinché non ripiombi in un’era glaciale. Infine, la donna, è maggiormente religiosa dell’uomo; per questo voglio rendere onore alla loro fedeltà, pensando alle tante mamme e nonne che spesso sono le uniche a conservare accesa la lampada della fede nelle famiglie, quando i figli, cresciuti, prendono le distanze dalla Chiesa. Desidero inoltre in questa Giornata Internazionale della Donna, estendere l’omaggio alle donne, testimoni della speranza, che si sono consacrate al Signore Gesù divenendo il segno concreto della Risurrezione e della vita eterna. Oggi, a tutte le donne va il nostro omaggio e il nostro ringraziamento che non può limitarsi a un solo giorno ma deve trasformarsi in consuetudine.
Don. Gian Maria Comolli

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