Una delle
più simpatiche e costanti anomalie del nostro bel Paese è che le riforme
strutturali ed i provvedimenti ‘di sistema’ si prendono tempestivamente solo in
stato di emergenza, ed in questi giorni, con il gravissimo rialzo della curva
del Covid 19, ne abbiamo l’ennesima testimonianza.
La scuola ne è, peraltro, un emblema perché essa costituisce una costante nella vita di ciascuno di noi e ci coinvolge prima come allievi, poi come genitori o parenti degli allievi. Se non abbiamo figli, ci coinvolge come cittadini perché lo spostamento di masse studentesche in città determina un significativo aumento dell’affollamento dei mezzi pubblici e delle automobili.
Fateci
caso: i vari provvedimenti di regioni distanti ma entrambe assai popolose, la
Campania e la Lombardia, sono in parte analoghi, salvo per il fatto che il
governatore Fontana sulla regolamentazione delle scuole è stato più prudente,
poi ci ha pensato il governo a confondere definitivamente le idee ai cittadini,
agli studenti, ai docenti ed ai presidi: quando si dice ‘l’effetto democratico’
di un provvedimento assai discusso. La cosa che appare grave, e che non mi sembra
sia stata sottolineata abbastanza dai media, è che le risoluzioni del governo
hanno generato una frattura profonda tra famiglie e operatori della scuola. Le
famiglie, giustamente, sottolineano l’importanza della didattica in presenza; le
scuole, altrettanto giustamente, ribattono che non è quasi più possibile rispettare
le norme imposte dal Ministero e ne mettono in luce alcune devastanti criticità.
In una
lettera aperta al Ministro dell’Istruzione, alcuni presidi campani hanno posto
alcuni quesiti che vale la pena riportare:
“ • perché abbiamo
riaperto le scuole senza aver ricevuto gli arredi promessi (i famosi banchi
monoposto)? A tutt’oggi in Campania ne sono stati consegnati poco più di 4.000
• perché non si
procede con una campagna massiva di test rapidi agli studenti?
• perché a tutt’oggi
non possiamo garantire ai nostri studenti gli insegnamenti in tutte le
discipline, dal momento che gli organici non sono ancora completi?
• perché gli studenti
disabili non possono ancora godere dei docenti di sostegno di cui hanno
bisogno?
• perché sul sito
della Presidenza del Consiglio dei Ministri che riporta il numero di mascherine
distribuite dal Commissariato alle scuole, i quantitativi non corrispondono
alle consegne che effettivamente sono state effettuate, e ovviamente, per
difetto?
• perché, a proposito
dei trasporti, immaginando la movimentazione degli studenti, anziché prevedere
un potenziamento di linee dedicate di trasporto per le scuole (semmai
trasferendo le necessarie risorse agli Enti Locali), in ben 6 mesi, si è solo
riusciti a decidere che si aumentava la capienza dei passeggeri?
• perché pochi giorni
fa, il 2 ottobre 2020, è stata emanata una circolare di conferma delle elezioni
degli Organi Collegiali in presenza entro il 31 ottobre, in piena emergenza
epidemiologica?
Siamo consapevoli che
Lei è il Ministro dell’Istruzione e che alcune scelte non dipendono dal
Ministero da lei diretto: ma il Governo è organo collegiale.
Ci piacerebbe ricevere
qualche risposta ad almeno qualcuna di queste domande. Perché non è vero che va
tutto bene e non è giusto che si racconti questo agli italiani.
Su una cosa siamo
d’accordo: è vero, le scuole, ad oggi, sono sicure. Noi lo sappiamo, lavoriamo
da mesi e ogni giorno per renderle sicure. Ma le scuole non sono una cattedrale
nel deserto, non sono una torre eburnea, sono realtà in un contesto. Forse
se davvero la scuola è la priorità, come si sostiene da più parti, è il momento
di investire seriamente sulla scuola, restituendole la dignità di perno delle
nostre città (il grassetto è mio): per fare questo serve una
politica attiva e interventi tempestivi e massicci sul contesto. Noi ci siamo”
Ed oggi
deve essere un dies festus perché sull’argomento è intervenuto anche il
preside del Liceo “A.Volta” di Milano che ha messo in rilievo che il recente DPCM non
cambierà nulla se non l’orario d’ingresso delle scuole; d’altra parte di questo
posticipo si parlava già da tempo per rendere meno difficoltosa la viabilità e limitare
l’affollamento eccessivo dei mezzi pubblici negli orari dei pendolari. Per il
resto la diffusione del virus lo ha costretto a mettere in quarantena 15 classi
con didattica a distanza.
Quello che
traspare dalle parole di soggetti molto distanti sul territorio è che il
Ministro dell’Istruzione ha ragionato in astratto, senza tener conto in maniera
adeguata dei dati che gli pervengono regolarmente dalle Istituzioni
Scolastiche.
Se poi
parliamo di quel grande organo collegiale che è il Governo, devo osservare che
nei suoi provvedimenti ha messo sullo stesso piano tutti i luoghi di assembramento:
le strade, i locali pubblici, le palestre, le associazioni sportive e le
scuole.
E questa,
a mio modesto avviso, è una svista madornale.
Altro sono
le scuole, ove si rispettano con la massima attenzione le norme, ed anzi il
rispetto delle norme è un obiettivo condiviso da tutte le classi e tutte le discipline;
stessa osservazione potrei fare per le associazioni sportive: lo sport implica
il rispetto di regole.
Altro sono
le strade e i locali pubblici dove le regole spesso – non sempre – non vengono
rispettate dai cittadini né fatte rispettare e dove i controlli e le sanzioni –
per ragioni che mi riservo di approfondire - sono rari.
E per le
scuole va fatta anche un’altra osservazione. Oramai dal 2015 esiste un Piano
Nazionale della Scuola Digitale, che prevede l’integrazione piena delle nuove tecnologie
nella didattica. Un’iniziativa molto bella e molto interessante, peccato che
non dappertutto sia realizzabile, perché non tutte le scuole hanno, ad esempio
le LIM funzionanti, spesso non sono neanche adeguatamente cablate, e molti studenti
sono sprovvisti di adeguati dispositivi. È vero che il Ministero ha stanziato
fondi per le famiglie bisognose, ma non dimentichiamo che il valore ISEE per il
quale sono riconosciute queste provvidenze è irrisorio, e che la famiglia media,
pur con ISEE superiore di poco o di molto a quello per il quale è riconosciuto
l’aiuto statale, di solito ha la necessità di allocare altrimenti le proprie
risorse finanziarie e non può permettersi di acquistare un pc o un tablet
adeguato per ogni figlio. Poi il dirigente di una scuola, che non ha la
dotazione di base adeguata, giustamente non destina fondi ai pc o alle LIM. Ricordo
che lo standard delle scuole italiane non si misura sulla dotazione delle
scuole dei centri cittadini più ricchi, ma su tutto il territorio nazionale e
che spesso a pochi km di distanza da un istituto modello si trovano scuole in
situazioni di disagio estremo. Allora per consentire una vera didattica a
distanza o integrata – cioè una didattica ibrida che prevede l’alternarsi di sessioni
a distanza e sessioni in presenza – è necessario dotare tutti gli istituti e
tutti gli studenti delle strutture essenziali, ivi comprese quelle informatiche
e dare, per esempio, a tutti un pc in comodato d’uso. Un altro problemino
sollevato dal preside del “Volta” è che per garantire turni di insegnamento
anche pomeridiani ci vorrebbe il doppio degli insegnanti, una categoria della
quale pochi si occupano veramente se non per denigrarla. I docenti, in buona
parte, hanno fatto didattica a distanza a spese proprie, usando il proprio pc,
la propria connessione ad internet e il proprio telefono per la scuola senza che
lo Stato prevedesse di fornire loro uno smartphone, una scheda di rete da pochi
euro e un pc con gli applicativi necessari, come del resto sono tenuti a fare i
privati per i dipendenti in smart working.
L’aspetto
più triste risiede poi nelle responsabilità connesse alla privacy dei dati degli
studenti e dei docenti stessi che non è gestita dalle singole scuole o dallo
Stato. Abbiamo avuto almeno tre mesi per regolamentare con un contratto la
didattica a distanza e fornire la strumentazione di base ai docenti anche a
tutela della privacy loro propria e degli studenti. Il contratto di categoria
peraltro è già in ritardo di 2 anni e non rispetta assolutamente i tanto
decantati standard europei e non solo, si mettano in pace i malpensanti, nel settore
delle retribuzioni.
Ma, si sa,
in Italia l’estate porta un bel sole e non necessariamente consiglio; prova ne
sia il dato che gli epidemiologi, per una volta tanto concordi, denunciano il
fatto che un’estate “sciagurata” (parola usata da Galli) e senza regole né
controlli adeguati ha prodotto gli amari frutti di questi giorni.
A queste
osservazioni aggiungo anche un altro problema che va sollevato: un orario
scolastico che finisce nel pomeriggio porta con sé l’esigenza di mense scolastiche
che al momento non ci sono. E dove ci sono, per esempio nelle scuole elementari,
spesso non si possono usare proprio per evitare assembramenti; preferisco non
pensare a cosa succederebbe se qualcuno avesse l’infausta idea di lasciar andare
gli studenti al bar all’interno o all’esterno della scuola.
Allora si ha forte l’impressione che la scuola non sia il giusto oggetto delle cure necessarie per creare un ambiente educativo sano e ben organizzato per tutti coloro che ci vivono dentro – studenti, personale ATA, docenti – ed a tutte le latitudini, ma che sia sia oggetto di strumentalizzazioni per spostare il focus della discussione dai veri punti sensibili della situazione che stiamo vivendo. È un giocattolo che piace a tutti e che serve meravigliosamente alle (cattive) intenzioni di chi non riesce a gestire i problemi veri e produce norme e regolamentazioni in ordine sparso. Una sciarada insomma, che distrae tutti ma che in questo momento non serve realmente a nessuno.
Confesso che sull'argomento ho solo dubbi e perplessità. Nonostante i miei oltre 40 anni di insegnamento, quasi sempre al Liceo.
RispondiEliminaOsservo il disagio dei genitori e le loro difficoltà a conciliare lavoro ed assistenza ai figli piccoli impegnati a casa nella didattica a distanza. E la conferma viene dalle proteste in atto in questi giorni fuori alla sede della Regione Campania che ha imposto la chiusura delle scuole per tutti gli ordini e in tutti i territori. Comprese quelle province e città ove non esistono problemi di contagio e di trasporto pubblico.
Conosco docenti contagiati e ora in quarantena insieme con le loro classi. Ovviamente costoro plaudono alla chiusura e la giudicano necessaria per salvaguardare la salute loro e dei familiari.
Anche i presidi campani hanno ragione. Ma va posto anche il problema dei genitori lavoratori e delle famiglie numerose e povere dove mancano cellulari e pc, ma anche lo spazio per collegarsi..
Ecco. Per me bisogna rispondere a queste esigenze. A tutte. Con coraggio e lungimiranza.