Gli avvenimenti di quest’anno in cui prosegue l’offensiva delle forze moderniste nello smantellare quanto rimane delle vestigia della tradizione, impongono una riflessione attenta sulle caratteristiche del pensiero che dobbiamo opporre alle derive liberticide, alla propaganda mediatica ed ai gruppi di potere che inquinano la vita del nostro Paese.
Dobbiamo comunicare il reale bisogno di libertà della nostra società in campo sociale, economico e personale. Il meccanismo che ci è stato costruito attorno stritola lentamente il nostro lavoro, il nostro pensiero, le persone care, la nostra religione, per chi ce l’ha, ed ogni altra cosa che abbiamo posto a base della nostra civiltà. I nostri giovani non trovano lavoro, il corpo sociale inaridisce per l’egoismo diffuso e per la distruzione dei corpi intermedi. Le ONG politicizzate spuntano come funghi, ma sono trappole per contrastare la rabbia montante contro l’incapacità del potere che sfreccia sui monopattini invece di fornire dei reali servizi sociali.
Le nostre giornate sul divano in quarantena ipnotizzati dai messaggi
dei social sono la peggiore delle dittature che si potesse immaginare. La
compressione dei diritti fondamentali e la pessima gestione dell’epidemia COVID
non sono un episodio destinato ad essere riassorbito gradatamente allorquando l’esigenza
terminerà. Mentre il tessuto economico viene distrutto pensando dissennatamente
a dei bonus del tutto inutili, l’intellighentzia radical chic discute di leggi
liberticide come quella sull’omofobia e sogna di nazionalizzare imprese decotte,
come l’Alitalia e l’ex-ILVA, per piazzarci dentro i suoi scherani e buttando
fuori quelli, del tutto simili, che c’erano prima.
Una situazione del genere, per la quale interi tomi sarebbero necessari
per spiegarne le caratteristiche nefaste richiede una nuova cultura imperniata
su valori tradizionali ed una nuova classe dirigente.
Molta acqua è passata sotto i ponti da quando sentivamo parlare di
giustizia e libertà che si sarebbero raggiunte grazie alle grandi ideologie
totalitarie del ‘900. Il sogno comunista e l’ubriacatura sessantottina si
svelano oggi in tutta la loro mendacia, il delirio gender e la vergogna della
neolingua politicamente corretta assediano la nostra quotidianità. La pubblica
opinione si guarda attorno in cerca disperata di persone perbene e trova solo
degli esagitati che, dopo aver urlato “onestà!”, si vendono ignominiosamente al
primo corruttore trovato per strada.
Bisogna spiegare alla gente che il pensiero moderno, pervaso da
ideologie che nulla hanno a che fare dalla realtà, non è in grado di gestire la
“res publica”, ma solo di spartirsi il potere. Dietro quelli che sembrano
grandi principi c’è solo corruzione ed ogni sorta di turpitudine.
Ci vuole un pensiero forte e lungimirante per avviare un processo che
ci porti fuori dalla palude, che ci aiuti a non cadere nelle mille trappole
della politica e, soprattutto, di chi ne muove le fila da dietro. Lo statuto
del nostro Centro Studi vuole rielaborare la cultura tradizionale per
proiettarla nel futuro. Compiendo questa operazione ci sottrarremo al mostruoso
condizionamento mediatico che ogni giorno ci manipola, ci mente, ci distrae
mentre la corruzione della società prosegue impedendo ai nostri giovani di
prendere in mano il loro destino ed il loro futuro, al contrario dei tanti
incapaci che assurgono a ruoli pubblici grazie alle corruttele ormai neanche
tanto occulte che inabilitano la cosa pubblica.
Un pensiero forte non concede nulla alle contaminazioni pseudo ideologiche
con le quali una civiltà alta e nobile come quella che abbiamo vissuto è stata
ridotta in cenere, le nostre libertà non sono negoziabili.
Un pensiero lungimirante sceglie persone nuove partendo dalle loro
capacità e non dalle loro paturnie ideologiche, proiettando questa classe
dirigente dal pensiero forte nel futuro si può ritessere il tessuto sociale strappato
dalla corruzione modernista e dalla cultura dei finti diritti e dalle nuove
schiavitù.
Credenti e persone di buona volontà possono fare la differenza contro
l'offensiva globalista. Non è la prima volta nella Storia che la barbarie si
diffonde ed ammorba la vita di interi popoli, ma non bisogna abbandonarsi allo
sconforto, c’è sempre la possibilità di rinascere quando si vuole combattere
per una giusta causa.
Francesco Cosimato
Un celebre libro di Sepulveda si intitola "Raccontare. Resistere". Oggi la via per resistere al pensiero unico ed al Grande Fratello è non smettere di raccontare e di far sentire la propria voce. Raccontiamo, prospettiamo e disegniamo un mondo diverso. Resistiamo. Grazie Francesco per aver raccontato il disagio di tante persone. La tua è una voce per resistere
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