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domenica 22 novembre 2020

Un pensiero utile

Uscire dalla trappola del pensiero debole


Viviamo dei tempi bui in cui la base sociale stenta a capire che cosa abbia in testa la classe dirigente al potere, pervasa da una cultura che culmina in scelte incomprensibili in campo giuridico, sociale ed economico.

La cultura che pervade questa classe dirigente è ancora profondamente permeata dalle incrostazioni ideologiche che vanno dall’illuminismo alle terribili ideologie totalitarie del ventesimo secolo.

Il relativismo culturale ed il cosiddetto pensiero debole costituiscono il software operativo di una classe dirigente corrotta ed incapace.

Le discussioni sulle differenze tra il pensiero forte pensiero ed il pensiero debole hanno il sapore delle discussioni sul sesso degli angeli, tuttavia bisogna soffermarsi sull’incapacità della cultura contemporanea di dare soluzione ai problemi della gente comune e, soprattutto, sull’incapacità della classe dirigente di rispondere efficacemente alle emergenze che si verificano come quella della epidemia in corso.

Molto brevemente, diremo che il pensiero debole critica la presunta violenza che il pensiero forte costituirebbe allorché da una soluzione ai problemi della realtà escludendo le altre soluzioni. Tutte le soluzioni vanno bene per il pensiero debole, per cui annichilisce la capacità di scelta dell’uomo, il libero non esiste se non per farsi condurre nell’errore da chi nega ogni verità.

Proviamo a focalizzarci sui risultati e non sulle questioni puramente intellettuali, potremmo scoprire che il pensiero debole è semplicemente una trappola che ci paralizza e non ci rende in grado di agire, si tratta in realtà di un pensiero inutile.

Nella nostra società si è affermato un pensiero che non ci dà strumenti per operare nella realtà, ma si limita a giustificare l’esistente paralizzando la nostra azione e criminalizzando chi vorrebbe agire in maniera effettiva sui problemi della realtà.

E’ utile fare un esempio concreto di quale meccanismo si celi dietro un intellettualismo radical chi ispirato al pensiero debole.

La classe dirigente al potere utilizza il pensiero debole per criticare e criminalizzare coloro che vorrebbero ripristinare un corpo sociale privo di tensioni etnico sociali dovute alle cosiddette “migrazioni”. L’utilizzo combinato di una "neolingua" e del pensiero “politicamente corretto” nasconde un colossale fenomeno di depapuperamento delle terre d’origine da parte del traffico di esseri umani e la creazione di una situazione etnico sociale sempre più grave in tutto l’Occidente.

Il pensiero debole diventa quindi il motore di una repressione culturale basata sul pensiero politicamente corretto e sulla neolingua per la quale il “traffico di esseri umani” diventa “migrazione” ed il “clandestino” diventa “migrante”.

Le accuse di razzismo e sovranismo con le quali si bollano i critici di questo traffico di esseri umani, sono la trappola intellettuale con la quale si può coprire qualsiasi crimine sociale, dalla distruzione della famiglia alla definizione di sesso, dalla precarizzazione dell’economia alla realizzazione di un presunto “nuovo umanesimo” che in realtà sta assumendo i contorni di un nuovo ordine mondiale.

L’unico effetto certo della diffusione del pensiero debole è quello di favorire il relativismo culturale e di creare una opinione pubblica incapace di opporsi alla tecnocrazia.

Abbiamo quindi bisogno di un pensiero utile ad agire, non di uno schermo ideologico che ci renda alieni alla realtà.

Abbiamo bisogno di un’area culturale che individui le tante trappole ideologiche che ci hanno portato allo sfacelo attuale.

Abbiamo bisogno di una classe dirigente che esca da queste trappole per poter agire positivamente nella risoluzione dei problemi della vita pubblica.

Abbiamo bisogno di un’effettiva libertà d’opinione non condizionata dal sistema mediatico mainstream che vuole instillarci il pensiero debole, cioè il vaccino che ci renderà conformi al nuovo ordine mondiale. 


Francesco Cosimato

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