Uscire dalla trappola del pensiero debole
Viviamo dei tempi bui in cui la base sociale stenta a capire che cosa
abbia in testa la classe dirigente al potere, pervasa da una cultura che
culmina in scelte incomprensibili in campo giuridico, sociale ed economico.
La cultura che pervade questa classe dirigente è ancora profondamente
permeata dalle incrostazioni ideologiche che vanno dall’illuminismo alle
terribili ideologie totalitarie del ventesimo secolo.
Il relativismo culturale ed il cosiddetto pensiero debole costituiscono
il software operativo di una classe dirigente corrotta ed incapace.
Le discussioni sulle differenze tra il pensiero forte pensiero ed il pensiero debole hanno il sapore delle discussioni sul sesso degli angeli, tuttavia bisogna soffermarsi sull’incapacità della cultura contemporanea di dare soluzione ai problemi della gente comune e, soprattutto, sull’incapacità della classe dirigente di rispondere efficacemente alle emergenze che si verificano come quella della epidemia in corso.
Molto brevemente, diremo che il pensiero debole critica la presunta
violenza che il pensiero forte costituirebbe allorché da una soluzione ai
problemi della realtà escludendo le altre soluzioni. Tutte le soluzioni vanno bene
per il pensiero debole, per cui annichilisce la capacità di scelta dell’uomo,
il libero non esiste se non per farsi condurre nell’errore da chi nega ogni
verità.
Proviamo a focalizzarci sui risultati e non sulle questioni puramente intellettuali,
potremmo scoprire che il pensiero debole è semplicemente una trappola che ci
paralizza e non ci rende in grado di agire, si tratta in realtà di un pensiero
inutile.
Nella nostra società si è affermato un pensiero che non ci dà strumenti
per operare nella realtà, ma si limita a giustificare l’esistente paralizzando
la nostra azione e criminalizzando chi vorrebbe agire in maniera effettiva sui
problemi della realtà.
E’ utile fare un esempio concreto di quale meccanismo si celi dietro un
intellettualismo radical chi ispirato al pensiero debole.
La classe dirigente al potere utilizza il pensiero debole per criticare
e criminalizzare coloro che vorrebbero ripristinare un corpo sociale privo di
tensioni etnico sociali dovute alle cosiddette “migrazioni”. L’utilizzo
combinato di una "neolingua" e del pensiero “politicamente corretto” nasconde un
colossale fenomeno di depapuperamento delle terre d’origine da parte del
traffico di esseri umani e la creazione di una situazione etnico sociale sempre
più grave in tutto l’Occidente.
Il pensiero debole diventa quindi il motore di una repressione
culturale basata sul pensiero politicamente corretto e sulla neolingua per la
quale il “traffico di esseri umani” diventa “migrazione” ed il “clandestino”
diventa “migrante”.
Le accuse di razzismo e sovranismo con le quali si bollano i critici di
questo traffico di esseri umani, sono la trappola intellettuale con la quale si
può coprire qualsiasi crimine sociale, dalla distruzione della famiglia alla
definizione di sesso, dalla precarizzazione dell’economia alla realizzazione di
un presunto “nuovo umanesimo” che in realtà sta assumendo i contorni di un
nuovo ordine mondiale.
L’unico effetto certo della diffusione del pensiero debole è quello di
favorire il relativismo culturale e di creare una opinione pubblica incapace di
opporsi alla tecnocrazia.
Abbiamo quindi bisogno di un pensiero utile ad agire, non di uno
schermo ideologico che ci renda alieni alla realtà.
Abbiamo bisogno di un’area culturale che individui le tante trappole
ideologiche che ci hanno portato allo sfacelo attuale.
Abbiamo bisogno di una classe dirigente che esca da queste trappole per
poter agire positivamente nella risoluzione dei problemi della vita pubblica.
Abbiamo bisogno di un’effettiva libertà d’opinione non condizionata dal sistema mediatico mainstream che vuole instillarci il pensiero debole, cioè il vaccino che ci renderà conformi al nuovo ordine mondiale.
Francesco Cosimato
Nessun commento:
Posta un commento